La diagnosi energetica è rendicontabile: perché è fondamentale per ottenere il contributo FER PMI senza brutte sorprese

looka_production_216421634 • 7 luglio 2025

Quando si parla di contributi a fondo perduto, molte imprese pensano subito ai pannelli fotovoltaici o alle batterie di accumulo, ma spesso ignorano uno dei costi più importanti — e strategici: la diagnosi energetica.
Per il Bando Autoproduzione FER PMI 2025, la diagnosi non è solo obbligatoria: è anche una voce di spesa rendicontabile. Significa che puoi recuperare parte del suo costo grazie al contributo stesso.


Cos’è la diagnosi energetica e perché non è una formalità

La diagnosi energetica è una vera e propria radiografia dei consumi della tua azienda: analizza quanta energia usi, quando, come e dove. Non è un file di tre pagine, ma uno studio tecnico dettagliato, redatto da un professionista abilitato secondo normativa UNI CEI.

Per il Bando Autoproduzione FER PMI, la diagnosi serve a:

  • Dimostrare che hai un fabbisogno reale.
  • Calcolare il dimensionamento corretto dell’impianto.
  • Stabilire la percentuale di autoconsumo, che incide direttamente sul punteggio.

In sostanza, è la base che rende l’intera domanda credibile e coerente.
Un errore qui può significare vedere la pratica esclusa o dover restituire parte del contributo.



La buona notizia: è una spesa ammissibile

A differenza di altre voci burocratiche, la diagnosi energetica rientra tra le spese ammissibili e rendicontabili. Cosa significa? Che puoi inserire la parcella del professionista tra i costi coperti dal contributo a fondo perduto, purché:

  • Sia fatturata correttamente (fattura elettronica).
  • Pagata con bonifico parlante o strumento tracciabile.
  • Inclusa nella documentazione di rendicontazione finale.

Molte imprese pensano di risparmiare affidandosi a diagnosi standardizzate o, peggio, a fogli di calcolo generici. Ma così rischi di avere un documento inutilizzabile in fase di controllo. È meglio investire in uno studio fatto bene, sapendo che parte del costo rientra nel contributo.




Esempio pratico

Immagina un’azienda con consumi annui di 250.000 kWh. Per stimare correttamente l’impianto fotovoltaico da installare, serve una diagnosi che definisca:

  • Consumi orari e picchi di domanda.
  • Possibilità di accumulo.
  • Percentuale di autoconsumo stimata.

Se la diagnosi costa 6.000 €, puoi inserirla tra le spese coperte dal bando: con un contributo del 50%, di fatto ne recuperi 3.000 €.
In più, se il documento è ben fatto, aumenta la tua possibilità di prendere il punteggio massimo.


3 regole d’oro per non perdere la quota di rimborso

Affidati solo a professionisti abilitati. La diagnosi dev’essere firmata da un tecnico secondo norma UNI CEI, non basta un consulente improvvisato.

Paga con metodo tracciabile. Il pagamento va dimostrato: usa sempre bonifico parlante con causale chiara.

Archivia bene tutta la documentazione. La rendicontazione finale può avvenire anche dopo mesi: fattura, bonifico, incarico professionale ➜ tutto deve combaciare.


Conclusione

Fare una diagnosi energetica di qualità non è una burocrazia inutile: è l’elemento tecnico che può farti ottenere il massimo contributo, ridurre errori e… recuperare parte dei costi.
Chi cerca di risparmiare qui rischia di perdere molto di più in graduatoria o di dover restituire i fondi.


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Affidati a Teknos

Autore: looka_production_216421634 7 luglio 2025
Molti imprenditori pensano che la diagnosi energetica sia solo un documento burocratico da tirare fuori quando arriva un bando o un incentivo. In realtà è uno strumento strategico per qualsiasi azienda che voglia ridurre sprechi, abbattere i costi e rendersi più competitiva sul mercato. Saper leggere, misurare e pianificare i propri consumi energetici è la base per investire in impianti rinnovabili, scegliere fornitori più convenienti e accedere a fondi pubblici in modo sicuro. 
4 luglio 2025
Ottenere fino al 50% di contributo a fondo perduto grazie al Bando Autoproduzione FER PMI 2025 è un’occasione concreta per abbattere i costi energetici e migliorare la competitività della tua azienda. Ma tra i requisiti più sottovalutati — eppure decisivi — c’è un documento spesso visto come una formalità: la diagnosi energetica . Chi pensa che basti allegare due fatture o un semplice prospetto di consumi sbaglia di grosso: la diagnosi è l’unico strumento tecnico che dimostra a Invitalia che l’impianto fotovoltaico o mini-eolico che stai progettando ha senso, è coerente con il tuo fabbisogno reale e rispetta i parametri di autoconsumo minimo richiesti dal bando. Senza una diagnosi aggiornata e ben fatta, la tua domanda rischia di essere irricevibile o di scivolare in fondo alla graduatoria. Cos’è davvero la diagnosi energetica Per il bando, la diagnosi è un’analisi dettagliata e certificata che fotografa la situazione energetica attuale della tua unità produttiva: Consumi storici (almeno ultimi 12 mesi) Distribuzione dei consumi tra reparti, macchinari e processi Individuazione di eventuali sprechi o inefficienze Stima del fabbisogno energetico futuro Calcolo dell’energia autoproducibile e autoconsumabile Non è un documento standard: dev’essere redatta da un tecnico abilitato secondo le norme UNI CEI, firmata e coerente con tutti gli altri allegati (preventivi, computo metrico, relazione asseverata). La diagnosi è anche l’unica base credibile per dimensionare bene l’impianto: un errore qui può farti perdere punteggio o, peggio, portare a un impianto sovradimensionato che non rispetta i vincoli di autoconsumo ➜ in quel caso, Invitalia può revocare il contributo. Esempio pratico Immagina un’azienda manifatturiera con consumi annui di 200.000 kWh. La diagnosi ben fatta stima che con un impianto da 120 kWp e un sistema di accumulo adeguato puoi coprire il 60% del tuo fabbisogno. Se non hai una diagnosi aggiornata e basi tutto su un preventivo generico, rischi di dichiarare un autoconsumo teorico del 90% che però non reggerà in fase di controllo ➜ in questo caso, Invitalia può ridurre la quota di contributo o annullarla. Perché farla subito Molte PMI aspettano di avere il preventivo di un fornitore prima di pensare alla diagnosi. È un errore: il fornitore deve dimensionare l’impianto partendo da dati reali, non da stime fatte a occhio. In più, la diagnosi è obbligatoria prima di caricare la domanda online: senza questo allegato, la pratica viene bloccata subito. Partire subito ti fa risparmiare tempo, chiarire quanta quota di contributo puoi chiedere e riduce i rischi di incongruenze tra relazioni tecniche, computi e schede Invitalia. Chi può farla La diagnosi energetica non può essere improvvisata in azienda o affidata a un consulente senza abilitazioni. Serve un professionista iscritto agli ordini tecnici competenti (ingegneri, periti) che conosca la normativa UNI CEI. In Studio Teknos, per esempio, prepariamo diagnosi complete integrate con la relazione asseverata e il computo metrico: un unico pacchetto, coerente dalla A alla Z. Affrontare un bando come l’Autoproduzione FER PMI 2025 senza una guida tecnica solida è uno degli errori più costosi che un’impresa possa fare. La diagnosi energetica non è una semplice carta da allegare: è la base su cui si regge l’intera domanda. Se è imprecisa o incoerente, rischi di perdere punteggio, vederti tagliare il contributo o addirittura essere escluso dalla graduatoria. Con Studio Teknos non affronti questa parte da solo. Siamo uno studio tecnico specializzato in impianti rinnovabili e bandi a fondo perduto. Prepariamo diagnosi energetiche dettagliate, tarate sul tuo fabbisogno reale, pronte a superare tutti i controlli Invitalia. Ma non ci fermiamo qui: ti seguiamo anche nella relazione asseverata, nel dimensionamento corretto dell’impianto, nei preventivi e in tutta la parte burocratica. In pratica, non rischi errori che possono costarti tempo e soldi. Non ti ritrovi con una pratica bloccata per un dettaglio tecnico. Non perdi settimane dietro a modifiche dell’ultimo minuto. Scegliere chi ha già esperienza concreta in bandi FER significa partire subito con il piede giusto: diagnosi fatta bene ➜ punteggio più alto ➜ contributo più vicino.