La diagnosi energetica è rendicontabile: perché è fondamentale per ottenere il contributo FER PMI senza brutte sorprese
Quando si parla di contributi a fondo perduto, molte imprese pensano subito ai pannelli fotovoltaici o alle batterie di accumulo, ma spesso ignorano uno dei costi più importanti — e strategici: la diagnosi energetica.
Per il Bando Autoproduzione FER PMI 2025, la diagnosi non è solo obbligatoria: è anche una voce di spesa rendicontabile. Significa che puoi recuperare parte del suo costo grazie al contributo stesso.
Cos’è la diagnosi energetica e perché non è una formalità
La diagnosi energetica è una vera e propria radiografia dei consumi della tua azienda: analizza quanta energia usi, quando, come e dove. Non è un file di tre pagine, ma uno studio tecnico dettagliato, redatto da un professionista abilitato secondo normativa UNI CEI.
Per il Bando Autoproduzione FER PMI, la diagnosi serve a:
- Dimostrare che hai un fabbisogno reale.
- Calcolare il dimensionamento corretto dell’impianto.
- Stabilire la percentuale di autoconsumo, che incide direttamente sul punteggio.
In sostanza, è la base che rende l’intera domanda credibile e coerente.
Un errore qui può significare vedere la pratica esclusa o dover restituire parte del contributo.
La buona notizia: è una spesa ammissibile
A differenza di altre voci burocratiche, la diagnosi energetica rientra tra le spese ammissibili e rendicontabili. Cosa significa? Che puoi inserire la parcella del professionista tra i costi coperti dal contributo a fondo perduto, purché:
- Sia fatturata correttamente (fattura elettronica).
- Pagata con bonifico parlante o strumento tracciabile.
- Inclusa nella documentazione di rendicontazione finale.
Molte imprese pensano di risparmiare affidandosi a diagnosi standardizzate o, peggio, a fogli di calcolo generici. Ma così rischi di avere un documento inutilizzabile in fase di controllo. È meglio investire in uno studio fatto bene, sapendo che parte del costo rientra nel contributo.
Esempio pratico
Immagina un’azienda con consumi annui di 250.000 kWh. Per stimare correttamente l’impianto fotovoltaico da installare, serve una diagnosi che definisca:
- Consumi orari e picchi di domanda.
- Possibilità di accumulo.
- Percentuale di autoconsumo stimata.
Se la diagnosi costa 6.000 €, puoi inserirla tra le spese coperte dal bando: con un contributo del 50%, di fatto ne recuperi 3.000 €.
In più, se il documento è ben fatto, aumenta la tua possibilità di prendere il punteggio massimo.
3 regole d’oro per non perdere la quota di rimborso
Affidati solo a professionisti abilitati. La diagnosi dev’essere firmata da un tecnico secondo norma UNI CEI, non basta un consulente improvvisato.
Paga con metodo tracciabile. Il pagamento va dimostrato: usa sempre bonifico parlante con causale chiara.
Archivia bene tutta la documentazione. La rendicontazione finale può avvenire anche dopo mesi: fattura, bonifico, incarico professionale ➜ tutto deve combaciare.
Conclusione
Fare una diagnosi energetica di qualità non è una burocrazia inutile: è l’elemento tecnico che può farti ottenere il massimo contributo, ridurre errori e… recuperare parte dei costi.
Chi cerca di risparmiare qui rischia di perdere molto di più in graduatoria o di dover restituire i fondi.
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